Non so se troverò il tempo di scrivere le mie impressioni su questo romanzo, che mi è piaciuto molto, non tanto per il giallo in sé (che è comunque originale), quanto, soprattutto, per l’arguzia del narratore (ovvero dello scrittore). Il suo modo di far muovere, parlare e pensare i personaggi è molto vivo e ironico e lo trovo interessante, oltre che divertente.
Riporto a questo proposito una breve digressione (potremmo forse, infatti, definire così le poche frasi che precedono il proseguimento di un’azione – nella fattispecie la ricostruzione delle azioni dei vari personaggi nel momento in cui c’è stato un omicidio) sul silenzio.
È un vero peccato che, in italiano, esista una sola parola che significa silenzio, e che non sia in grado di distinguere tutte le diverse possibilità che portano a tale silenzio, o che descrivano cosa ci aspettiamo da questa assenza di suono che non è mai assenza di significato.
Ci sono silenzi con cui si assente, ci sono silenzi con cui si prende coscienza, e ci sono silenzi insopportabili.
Il collegamento fra la digressione e l’azione è dato da una frase brevissima, che segue “insopportabili.”, senza andare a capo:
Come questo.