(titolo originale Havboka, 2015; trad. Francesco Felici (2017))
Questo romanzo che sto leggendo, in parte, mi ricorda Moby Dick (di cui ho letto solo la prima metà, circa), perché contiene molte descrizioni e informazioni sulla vita degli animali marini, che mi richiamano alla mente le lunghe digressioni di Melville sulle balene e sulla caccia alle balene. Naturalmente il romanzo di Melville è anche citato in questo di Strøksnes.
Le citazioni che riporto qui sotto riguardano proprio due animali marini.
Il capodoglio (Physeter macrocephalus) non è solo il carnivoro più grande del mondo. È il più grande mai esistito sulla terra. Dimenticate il tirannosauro rex, il megalodonte o i cronosauri. Il capodoglio è sia più pesante che più lungo. In pratica, nessun essere, che sia vivente o vissuto, comprese le altre grandi balene, gli assomiglia.
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Nella sezione frontale della testa, il capodoglio ha l’organo produttore di suoni più grande del mondo animale. Solo quello può pesare dieci tonnellate. I clic che emette sono stati misurati fino a 230 decibel, livello che corrisponde a un colpo di fucile sparato a dieci centimetri dall’orecchio. I maschi emettono questi pesanti boati, mentre le femmine parlano più in fretta, in una specie di codice morse.
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Il capodoglio si immerge fin quasi a tremila metri, un record per i mammiferi.
Il calamaro gigante, a lungo considerato un animale leggendario, non solo ha otto tentacoli, ognuno dei quali può arrivare a una lunghezza di otto metri, ma anche un disgustoso becco ossuto in grado di fare a pezzi quasi tutto.