Pubblicato in: Scrittura

Io edito, tu editi, egli edita

Avete finalmente messo la parola fine al vostro romanzo. Tirate un sospiro di sollievo.

Credete di aver finito? Adesso arriva il bello!

 

Quattro autori,  Antonella Sacco, Roberto Bonfanti, Mario Pacchiarotti e Concetta D’Orazio, illustrano la personale metodologia nella preparazione del testo per la pubblicazione, continuando la serie di articoli “Autori a confronto”.

 

Roberto Bonfanti

blog Roberto

 

Concetta D’Orazio

Blog Concetta

Mario Pacchiarotti

Blog Mario

In questo articolo esporrò brevemente alcuni dei punti a cui prestare attenzione prima di passare alla pubblicazione di un testo che si considera finito.

 

Preparazione

Dopo aver scritto pagine e pagine utilizzando un programma di word processing dobbiamo verificare che la forma sia omogenea (a meno che la disomogeneità non sia parte integrante del testo stesso): abbiamo utilizzato sempre lo stesso tipo di carattere con la stessa grandezza per il corpo del testo e un altro carattere e un’altra grandezza per i titoli dei capitoli? Se abbiamo dei sottotitoli abbiamo utilizzato un terzo tipo di carattere ma sempre quello? Il testo è scritto tutto con un unico colore (nero)? Abbiamo impostato il tipo di allineamento a giustificato? I titoli dei capitoli sono tutti della stessa forma (in numeri o lettere, in lettere minuscole o maiuscole)?

Dobbiamo controllare che siano uniformi anche tutti gli altri segni e simboli, eventualmente usati, come ad esempio quelli con cui introduciamo i dialoghi (sempre virgolette o sempre trattino) e o quelli con cui inseriamo degli incisi. Nel senso (voglio dire) di non usare – nello stesso testo – sia parentesi che lineette.

Insomma occorre che il testo risulti visivamente ordinato e pulito.

Fatto questo, che è un aspetto esclusivamente esteriore, formale, passiamo a un aspetto più legato al testo vero e proprio: le parole e le frasi che abbiamo scritto.

Per prima cosa dobbiamo focalizzare la nostra attenzione sulla correttezza grammaticale e sintattica, ovvero accingerci a una vera e propria

 

Caccia all’errore

Anche se siamo ferratissimi in ortografia e abbiamo a disposizione il correttore del programma di videoscrittura, possiamo essere certi che qualche refuso ci è sfuggito. È destino. Quindi cerchiamolo e cerchiamolo ancora.

Verifichiamo di aver evitato errori di grammatica (fra i più comuni: accenti a sproposito o mancanti, gravi invece che acuti o viceversa, apostrofi in più o in meno, strani plurali, …); nel dubbio consultiamo un volume di grammatica italiana, fido compagno, insieme a un buon dizionario, delle nostre avventure di scrittori.

Stanchi? Prendiamoci una pausa, perché non è finita qui. Ebook o non ebook scrivere è fatica. Una gran bella fatica, ma è pur sempre fatica.

E da self la fatica è doppia: non ci sarà nessuno che prima di mandare in stampa controllerà quello che abbiamo scritto, né come lo abbiamo impaginato: siamo senza rete quindi dobbiamo fare un salto perfetto o almeno tale da poter cadere in piedi.

Dopo la pausa che forse ci siamo concessi, dedichiamoci alla sintassi: analizziamo la costruzione delle proposizioni, i soggetti, i verbi, i tempi verbali nelle subordinate rispetto alle principali. Staniamo e correggiamo gli errori, sistemiamo le frasi un po’ involute e le ripetizioni sfuggite ai precedenti controlli.

Infine passiamo alla fase successiva, durante la quale entriamo più a fondo nel testo e nel suo significato.

 

Vediamo se si capisce

Adesso che il nostro testo ha passato i primi due esami, dobbiamo verificare che superi quello che si può considerare il più importante.

Infatti, per quanto sia fondamentale essere impeccabili e rispettosi delle regole grammaticali e sintattiche, dato che vogliamo raccontare una storia o spiegare una teoria o un punto di vista, dobbiamo accertarci che un lettore possa, dalle nostre parole e frasi, capire quello che volevamo comunicare.

Per la verità penso, come Pirandello, che “parliamo, crediamo di intenderci, ma non ci intendiamo mai” (cito a memoria) e quindi sono sicura che sia impossibile una comprensione piena fra chi parla e chi ascolta o fra chi scrive e chi legge. Ciò non toglie, però, che cerchi sempre e comunque di rendere al meglio il mio pensiero.

Ritengo perciò che sia fondamentale rileggere il nostro scritto fingendo che sia la prima volta, immaginando di non sapere di cosa parla per capire se le sensazioni che ci dà sono proprio quelle che avevamo voluto esprimere. A volte, quando questo non accade, è sufficiente semplificare i periodi, avendo il coraggio di tagliare, rinunciare a qualche frase che suona bene ma che in realtà non significa nulla. Il coraggio di tagliare è un altro dei requisiti necessari a uno scrittore.

Durante questa rilettura dovremmo anche verificare che non vi siano incongruenze residue, sia banali come il caso di un personaggio che all’inizio si chiama Tizio e alla fine Caio sia più sostanziali come comportamenti che non sono in linea con il carattere dei personaggi.

 

(Ho trattato l’argomento revisione, con alcuni suggerimenti operativi, anche in questo post: Scrittura creativa: la revisione)

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